Osvaldo Moi Mostra dal tetto del mondo a cura di M.N.Mantelli

Osvaldo MOI, vent’anni di carriera artistica, nel suo atelier mostra i suoi capolavori

Chi è Osvaldo Moi:

Scultore da sempre, Osvaldo Moi sin dalla sua infanzia manifesta una forte propensione alla scultura. Con un semplice coltellino, e in seguito con l’innovativo temperalapis, si cimenta sin dalle scuole elementari nella creazione di matite dalle forme più stravaganti lontano dagli sguardi della maestra. Sin da allora il suo stile unico, a volte ironico, sempre originale, segue curve essenziali e amore per il dettaglio. Le sue opere sono realizzate privilegiando il bronzo e i legni pregiati. Fa uso di materiali innovativi come alluminio, vetro-resina, plexiglass, resine epossidiche. Ama soprattutto esprimersi nel figurativo, ma si apre al surrealismo con la scultura. Essendo un creativo poliedrico, i suoi lavori sovente strizzano un occhio al design. Come ex Sottufficiale e pilota di elicotteri dell’esercito italiano dal 1980, nei suoi 37 anni di servizio, quando non era all’estero o in missione, ha sempre dedicato il suo tempo libero alla continua sfida con se stesso attraverso il confronto con le materie e il gioco delle forme.

Dapprima non incline a far conoscere le sue opere, si è poi deciso, negli anni Duemila a partecipare al Simposio di scultura su legno della “Sgorbia” (Rivoli, TO) proseguendo la partecipazione fino al 2004. Qui ha creato in diretta dei soggetti su temi assegnati, riuscendo a classificarsi molto bene. Di qui la volontà di condividere le creazioni artistiche con il pubblico, decidendo di partecipare, nel 2005, alla mostra collettiva di pittura e scultura dell’Associazione Umanitaria Tuttiartisti (Tione, TN) da lui curata e di cui era il Presidente fondatore. Organizza poi una personale nel 2006, alla galleria parigina “Art Present” e, infine, viene ospitato a Parigi in mostra permanente nella galleria Nichido. Un’ altra mostra permanente dell’artista è stata presente dal 2008 al 2015 nella galleria Jung Bui, a Saint Paul de Vence, in Costa Azzurra.

Le linee delle opere di Osvaldo Moi sono sinuose e, al tempo stesso, si prestano a plurime interpretazioni. Celebri i suoi “Nasini” in bronzo, che ricordano piccoli fenicotteri, di fatto le sue prime creazioni risalenti al 1988. Il suo costante riferimento agli animali, alla natura, all’Uomo e agli elementi come Acqua, Aria, Terra e Fuoco lo portano a interessanti ibridazioni zoomorfe e antropomorfe. Uno dei suoi primissimi lavori è appunto il risultato della fusione di acqua ed aria: è il “Pinguino”, opera del ’95, realizzata in piccoli petali di bronzo, plexiglass e alluminio. Da allora sino ad oggi sono seguiti lavori dedicati a Pesci, Paguri, Ricci, Tapiri e altre piccole creature selvatiche, oltre a molti ritratti di persone celebri.

Dal 2005 in poi l’artista inizia a realizzare opere dedicate agli sport. La prima è l’Olimpico (Dalla ruota alla Luna), uomo imponente, che mostra tutta la sua forza e agilità. Ne sono seguite molte altre, dedicate alle diverse discipline agonistiche e all’evoluzione umana come “Genesi” (La genesi della ruota e dell’uomo), opera che rappresenta un prestante ginnasta che corre con una ruota in legno di Cirmolo (pino cembro) su un basamento di granito nero. L’essere umano e il corpo, nelle sue forme più belle, in particolare quello femminile – come nel caso dell’opera “Donna che entra nel muro”, è uno dei temi più rivisitati da Moi, specie negli ultimi anni. Allo stesso modo, questo scultore che nella vita ha volato per mestiere su cieli di guerra e ha testimoniato catastrofi che ci si augura di non vedere mai, ha sovente dedicato opere alle vittime innocenti, e in particolare ai bambini. Autore del noto gruppo in bronzo per i «Caduti di Nassirya», collocato a Torino, Novara e Pianezza, Moi è stato anche invitato da Vittorio Sgarbi in due rassegne della 54° Biennale di Venezia (a Torino, a Palazzo Nervi e a Saluzzo presso La Castiglia).

Una delle sue creazioni invece più ispirate ai temi religiosi è la scultura “Sindone” ovvero Gesù che sale al cospetto del Padre abbandonando al suolo il telo di lino. L’opera è stata forgiata da lui per la visita dello scorso Pontefice, ed è realizzata in legno di noce. Molte sculture di Moi, sono state realizzate per scopi umanitari a favore dell’infanzia e per sostenere progetti come “Art for joy”, a favore della ricerca sui tumori infantili del Regina Margherita di Torino e del Necher Hospital di Parigi.

Infine, componente molto viva nell’opera di Moi è l’autoironia, che lo ha portato a creare il suo marchio, raffigurante il suo cognome con all’interno una lumachina, la celebre “Escargot”, concepita artisticamente nel 2006 e da allora riproposta in vari cicli interpretativi e con diversi significati, per lo più scaramantici. Questo artista eclettico affida al fluire istintuale del segno a matita e del plastico modellato il senso della sua ricerca e porta al suo attivo ormai oltre un centinaio tra mostre, installazioni pubbliche ed esposizioni. E di certo non vuole ancora smettere di stupirci!

 

 

 

Osvaldo Moi Mostra dal  tetto del mondo a cura di M.N.Mantelli

Osvaldo Moi Mostra dal tetto del mondo a cura di M.N.Mantelli

Osvaldo MOI, vent’anni di carriera artistica, nel suo atelier mostra i suoi capolavori

Chi è Osvaldo Moi:

Scultore da sempre, Osvaldo Moi sin dalla sua infanzia manifesta una forte propensione alla scultura. Con un semplice coltellino, e in seguito con l’innovativo temperalapis, si cimenta sin dalle scuole elementari nella creazione di matite dalle forme più stravaganti lontano dagli sguardi della maestra. Sin da allora il suo stile unico, a volte ironico, sempre originale, segue curve essenziali e amore per il dettaglio. Le sue opere sono realizzate privilegiando il bronzo e i legni pregiati. Fa uso di materiali innovativi come alluminio, vetro-resina, plexiglass, resine epossidiche. Ama soprattutto esprimersi nel figurativo, ma si apre al surrealismo con la scultura. Essendo un creativo poliedrico, i suoi lavori sovente strizzano un occhio al design. Come ex Sottufficiale e pilota di elicotteri dell’esercito italiano dal 1980, nei suoi 37 anni di servizio, quando non era all’estero o in missione, ha sempre dedicato il suo tempo libero alla continua sfida con se stesso attraverso il confronto con le materie e il gioco delle forme.

Dapprima non incline a far conoscere le sue opere, si è poi deciso, negli anni Duemila a partecipare al Simposio di scultura su legno della “Sgorbia” (Rivoli, TO) proseguendo la partecipazione fino al 2004. Qui ha creato in diretta dei soggetti su temi assegnati, riuscendo a classificarsi molto bene. Di qui la volontà di condividere le creazioni artistiche con il pubblico, decidendo di partecipare, nel 2005, alla mostra collettiva di pittura e scultura dell’Associazione Umanitaria Tuttiartisti (Tione, TN) da lui curata e di cui era il Presidente fondatore. Organizza poi una personale nel 2006, alla galleria parigina “Art Present” e, infine, viene ospitato a Parigi in mostra permanente nella galleria Nichido. Un’ altra mostra permanente dell’artista è stata presente dal 2008 al 2015 nella galleria Jung Bui, a Saint Paul de Vence, in Costa Azzurra.

Le linee delle opere di Osvaldo Moi sono sinuose e, al tempo stesso, si prestano a plurime interpretazioni. Celebri i suoi “Nasini” in bronzo, che ricordano piccoli fenicotteri, di fatto le sue prime creazioni risalenti al 1988. Il suo costante riferimento agli animali, alla natura, all’Uomo e agli elementi come Acqua, Aria, Terra e Fuoco lo portano a interessanti ibridazioni zoomorfe e antropomorfe. Uno dei suoi primissimi lavori è appunto il risultato della fusione di acqua ed aria: è il “Pinguino”, opera del ’95, realizzata in piccoli petali di bronzo, plexiglass e alluminio. Da allora sino ad oggi sono seguiti lavori dedicati a Pesci, Paguri, Ricci, Tapiri e altre piccole creature selvatiche, oltre a molti ritratti di persone celebri.

Dal 2005 in poi l’artista inizia a realizzare opere dedicate agli sport. La prima è l’Olimpico (Dalla ruota alla Luna), uomo imponente, che mostra tutta la sua forza e agilità. Ne sono seguite molte altre, dedicate alle diverse discipline agonistiche e all’evoluzione umana come “Genesi” (La genesi della ruota e dell’uomo), opera che rappresenta un prestante ginnasta che corre con una ruota in legno di Cirmolo (pino cembro) su un basamento di granito nero. L’essere umano e il corpo, nelle sue forme più belle, in particolare quello femminile – come nel caso dell’opera “Donna che entra nel muro”, è uno dei temi più rivisitati da Moi, specie negli ultimi anni. Allo stesso modo, questo scultore che nella vita ha volato per mestiere su cieli di guerra e ha testimoniato catastrofi che ci si augura di non vedere mai, ha sovente dedicato opere alle vittime innocenti, e in particolare ai bambini. Autore del noto gruppo in bronzo per i «Caduti di Nassirya», collocato a Torino, Novara e Pianezza, Moi è stato anche invitato da Vittorio Sgarbi in due rassegne della 54° Biennale di Venezia (a Torino, a Palazzo Nervi e a Saluzzo presso La Castiglia).

Una delle sue creazioni invece più ispirate ai temi religiosi è la scultura “Sindone” ovvero Gesù che sale al cospetto del Padre abbandonando al suolo il telo di lino. L’opera è stata forgiata da lui per la visita dello scorso Pontefice, ed è realizzata in legno di noce. Molte sculture di Moi, sono state realizzate per scopi umanitari a favore dell’infanzia e per sostenere progetti come “Art for joy”, a favore della ricerca sui tumori infantili del Regina Margherita di Torino e del Necher Hospital di Parigi.

Infine, componente molto viva nell’opera di Moi è l’autoironia, che lo ha portato a creare il suo marchio, raffigurante il suo cognome con all’interno una lumachina, la celebre “Escargot”, concepita artisticamente nel 2006 e da allora riproposta in vari cicli interpretativi e con diversi significati, per lo più scaramantici. Questo artista eclettico affida al fluire istintuale del segno a matita e del plastico modellato il senso della sua ricerca e porta al suo attivo ormai oltre un centinaio tra mostre, installazioni pubbliche ed esposizioni. E di certo non vuole ancora smettere di stupirci!